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Anche le organizzatrici di matrimoni…si sposano! (seconda parte)

Nuovo capitolo del mio cammino verso il 27 luglio 2014, giorno in cui mi sono sposata.

Come ogni sposa che si rispetti anch’io ho seguito l’iter classico che raccomando sempre anche ai miei clienti, vale a dire…

  • la definizione della data
  • la scelta della chiesa (o del luogo di celebrazione del rito civile, come nel mio caso)
  • scelta della location

…e per finire (solitamente questi passi si compiono circa 11 mesi prima dell’evento)…

LA RICERCA DELL’ABITO DA SPOSA.

Abito da sposa…dieta doverosa!

Tutte quante noi, donzelle romantiche e sognatrici abbiamo atteso trepidanti quel momento meraviglioso, descritto dalle nostre amiche già ammogliate con le seguenti parole:

nel momento in cui indosserai l’abito giusto lo saprai! Il tuo abito è lì da qualche parte, aspetta solo di essere trovato…irretirà i tuoi sensi, capirai che è il tuo quando, indossandolo, una lacrima scorrerà spontanea sul tuo viso inondandoti di gioia ed emozione indescrivibile!

Ecco, diciamo che io mi considero – si –  romantica, ma anche molto pragmatica e con i piedi per terra. A causa del lavoro che faccio non posso abbandonarmi ai sentimentalismi più sfrenati, la lucidità è necessaria, serve ad avere il controllo della situazione, che a un’organizzatrice di eventi non deve mai mancare!

Lucidità e pragmatismo fanno si che io chieda sempre alle mie spose di essere credibili nel loro abito nuziale. Sentirsi protagoniste di un giorno unico come quello delle proprie nozze, in cui tutti i riflettori sono per lei, la sposa di bianco vestita è assolutamente corretto, legittimo direi. Ma la veridicità, la credibilità, la capacità di restare ancorati alla realtà sono valori aggiunti di cui spesso in tante ci si dimentica! Una sposa che nella sua quotidianità di donna, per scelta e gusto non utilizza trucchi o sceglie uno stile sobrio nell’abbigliamento e negli accessori non dovrebbe il giorno del suo matrimonio presentarsi al suo sposo come una Jessica Rabbit in tecnicolor perché risulterebbe finta come le banconote del Monopoli.

Allo stesso tempo, una donna abituata a osare nella vita di tutti i giorni può concedersi un accessorio estroso, un bouquet più che colorato o delle scarpe scintillanti anche nel giorno del suo matrimonio!

La scelta dell’abito quindi va ponderata in relazione a come si è davvero, intimamente, nella vita di ogni giorno…ma va ponderata anche in relazione a come si è fuori…diciamo volgendo lo sguardo al proprio girovita?!

Valorizzare i propri punti forti e celare le parti di noi che ci piacciono meno o che abbondano di “maniglie” e imperfezioni varie si può. La moda offre davvero mille soluzioni e modelli per tutti i gusti e per tutti i corpi…quindi se i vostri fianchi abbondano e il vostro sedere giunonico li segue, amatevi così come siete ma non acquistate un modello a sirena per il vostro giorno speciale!

Ultima valutazione ma non meno importante va fatta rispetto al concept del matrimonio, guardando quindi all’evento nel suo insieme.

Il velo chilometrico bordato di superbo pizzo Chantilly tenuto da quattro piccole e radiose damigelle che sembrano spumose meringhette da mangiare sta bene indosso a una sposa che cammina lungo la navata di una cattedrale, di una cappella monumentale, di certo risulterà fuori luogo sul capo di una sposa che sceglie di sposarsi  su un’isola o nella chiesetta di famiglia all’interno della propria tenuta di campagna scegliendo uno stile più bucolico!

Tenendo presente questo piccolo vademecum che propino sempre alle mie spose, a costo di farmi odiare e di passare per una distruttrice di sogni e speranze ho iniziato anch’io a ragionare sul mio abito ideale, che mi facesse sentire me stessa nel giorno più importante della mia vita! Come capita a moltissime donne, la ricerca dell’abito da sposa e la prospettiva del matrimonio imminente fanno da stimolo per rimettersi un po’ in linea e prendersi cura di se con maggiore impegno.

Io, che sono una buonissima forchetta, trascorro la vita a ingrassare e dimagrire e come tante, da manuale, per prepararmi al meglio alle mie nozze e al mio abito mi sono messa a dieta.

Ho iniziato a guardarmi intorno, girando per negozi accompagnata da mia madre e tre mie care amiche subito dopo le vacanze natalizie. Pessimo errore! Indossavo una taglia 48 e l’obbiettivo era di tornare alla mia originaria, la 42. Impresa titanica penserete, ma come recita il detto “chi bella vuole apparire molti guai deve patire”.

La mia idea di abito nuziale era molto chiara, sognavo un abito sbarazzino, non troppo serioso, adatto sia al rito in Comune che a una location glamour ma pur sempre “marina” come il Sea Club. Tuttavia non ero disposta a rinunciare né al bianco né a tessuti pregiati come il mikado o il pizzo!

La richiesta in giro per i vari ateliers palermitani è stata quella di un abito corto! Peccato che le proposte di corto fossero andate alla grande sì…ma l’anno prima. Oltre alla difficoltà di trovare il modello dei miei sogni c’era la difficoltà oggettiva di entrarci dentro.

Nel primo negozio in cui sono stata le addette alla vendita hanno sudato sette camicie per farmi entrare negli abiti tutti taglia 44 o 42 di campionario, devo riconoscere, con estrema carineria e delicatezza, mentre io mi sentivo un bisonte in una cristalleria.

Presso un altro importante Atelier invece mi è stato detto che, palesemente, dalla mia ossatura era chiaro che non potessi ambire a una taglia 42 anche se avevo 11 mesi a disposizione per dimagrire e che forse dovevo optare per modelli più standard perché il corto sulle donne in sovrappeso ingrassa da morire. Per fortuna contro questa “educata e piena di tatto” professionista sono insorte le mie amiche urlandole contro che ero stata una 42 per tutta la vita e che solo da qualche anno avevo avuto qualche problemino di lievitazione.

Purtroppo a Palermo capita anche questo quindi armatevi di pazienza e tanta autoironia!

Ero comunque determinata a trovare l’abito dei miei sogni, che mi facesse sentire una sposa radiosa ma mi ricordasse comunque chi ero, e alla seconda uscita il miracolo è avvenuto e…a confermare la leggenda…la lacrimuccia ha solcato anche il mio di viso!

Presso l’Atelier Hermosa Le Spose, negozio in pieno centro città ma sospeso, quasi fuori dallo spazio e dal tempo, in un’oasi di totale pace e quiete, sono stata accolta con garbo e gentilezza e messa immediatamente a mio agio. Le mie richieste sono state dapprima ascoltate con attenzione, poi condivise ed in fine esaudite!

Il mio abito da sposa, che sceglierei ancora mille e mille volte (ma speriamo questo in realtà non accada mai!) corrispondeva in tutto al mio ideale di abito, anche se in realtà, per esaudire il mio desiderio persone straordinarie, nonché grandi professionisti hanno dovuto apportare una sostanziale modifica, ovvero portarlo da lungo a corto o meglio parzialmente corto…


 

Il 27 luglio ho indossato infatti un abito in mikado di seta, organza e pizzo Chantilly, elegante e versatile, vaporoso, spumeggiante e soprattutto taglia 42! 

Ho scelto di non indossare il velo per le ragioni che vi esponevo poco più su: non avendo una vera e propria navata a disposizione per la mia “passerella” essendo la cerimonia nell’atrio del Palazzo Comunale di Cinisi sarebbe stato davvero troppo ma ho optato comunque per un copricapo, divertente e brioso, la cosiddetta “gelosia” meglio conosciuta come velettina.

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